Era l'inizio del 2020 ma sembra una vita fa. Una vita fatta di "normalità", di consuetudini quotidiane e lavorative quasi granitiche. Poco dopo il Covid-19 ci avrebbe travolto tutti, indistintamente, come un uragano. Non solo le persone e le aziende in senso lato, ma anche le strategie, le logiche, gli investimenti e i piani di sviluppo sono stati spazzati via. Il retail marketing, come attività di marketing sul territorio, ha ovviamente pagato un prezzo altissimo. Punti vendita chiusi, o quasi; consumi (alimentari a parte) totalmente rivisti al ribasso e quindi attività zero, specialemente se parliamo di
in store promotion. Eppure in qualche modo ce lo potevamo aspettare direbbe qualcuno: sono anni che le piattaforme di vendita online crescono senza interruzioni, un lento ma continuo cambiamento del comportamento d'acquisto ci accompagna da tempo, prima portandoci ad acquistare online, poi addirittura facendoci consigliare direttamente il prodotto di acquisto dalle piattaforme stesse (avete presente i "suggeriti" di Amazon vero?). Ma il Covid-19 ha modificato tutto, dal giorno alla notte, senza dare a nessuno la possibilità di riorganizzare le proprie strategie per cogliere al meglio le nuove opportunità.
La pandemia ha solo bloccato le attività di retail marketing?
Eppure dire che la pandemia abbia semplicemente bloccato temporaneamente le attività di retail marketing non sarebbe corretto. Perchè non solo le ha bloccate, ma ne ha minato la stessa esistenza per quanto riguarda ad esempio l'in store promotion. Questa rapida virata verso l'acquisto online, verso il suggerimento dell'intelligenza artificiale ha certamente messo quantomeno in discussione l'efficacia stessa di queste attività. Eppure, oggi che si intravede un netto miglioramento della situazione, è possibile riattivare questo genere di campagne? Ha senso riproporle in un contesto modificato per sempre?